Nel Def – Documento di Economia e Finanza – approvato dal governo Meloni non si fa riferimento a Plastic Tax e Sugar Tax, introdotte nel 2020 e mai divenute operative per le loro gravi criticità, la cui entrata in vigore è prevista per gennaio 2024.

Come rileva anche Confindustria in audizione sul DEF, è da considerare prioritaria la loro “soppressione visto che non hanno nessuna finalità ambientale e non presentano alcuna motivazione per la salute”. Il benessere del Pianeta e dei consumatori si tutela attraverso la formazione, non con i divieti.

La sospensione per il 2023 di questi due provvedimenti è stata fortemente sollecitata dalle imprese e dalle associazioni di categoria. Parliamo di due filiere – quella della plastica e quella dello zucchero – che danno lavoro a milioni di italiani generando fatturati che incidono molto sul PIL, sia a livello locale che nazionale. La salvaguardia dell’ambiente e la tutela della salute dei consumatori sono due obiettivi che stanno a cuore a tutti noi imprenditori. Quando si parla di temi così sensibili, credo che “demonizzare” un prodotto – come, ad esempio, la plastica – sia la cosa più sbagliata da fare: bisognerebbe invece educare ad un uso corretto, promuovere il riciclo e il riutilizzo, ridurre gli sprechi e sostenere le tante aziende che investono in ricerca e sviluppo per ottimizzare i propri prodotti.

Il problema non è il materiale in sé ma l’uso che se ne fa: se viene trattata nel modo corretto, la plastica è una materiale estremamente nobile, un prodotto che non danneggia l’ambiente ma anzi può essere riciclato, trasformato in nuovi prodotti, usato per produrre nuova energia riducendo gli sprechi e i consumi. Per questo, da anni dico che bisogna passare dal concetto di Plastic free al concetto di Plastic good. 

Migliorare, non vietare: è questo il senso dell’economia circolare.